Ad ognuno le sue colpe
Conclusa la stagione 2015-2016, è arrivato il momento di tirare le somme mettendo così sotto esame coloro che hanno avuto la loro fetta di responsabilità. Partendo dal presupposto che l’obiettivo principale era la qualificazione in UEFA Champions League, è necessario osservare che oltre alla posizione in classifica, l’idea di base era quella di gettare le basi per il futuro cercando di creare una squadra ricca di giovani talenti e futuri campioni, sempre secondo un piano strategico quinquennale dettato da Erick Thohir.
IL MERCATO – La dirigenza e in particolar modo il ds Piero Ausilio, ha dovuto cercare i profili richiesti da Mancini considerando le opportunità che il mercato ha offerto senza trascurare le disponibilità economiche della società. La rosa è stata alleggerita dai giocatori in esubero ed è stata effettuata soltanto una cessione pesante ovvero quella di Mateo Kovacic; in più si è riusciti a intascare qualcosa dalle piccole operazioni di mercato in sospeso che hanno consentito alla società di arrotondare il budget destinato al fondo acquisti. La dirigenza ha trattenuto i giocatori più importanti come Handanovic e Icardi, non cedendo così alle ricche offerte dei club europei. Nel mercato in entrata, sono stati acquistati 8 giocatori con una qualità sicuramente superiore rispetto a quella dei giocatori che negli ultimi anni ha varcato i cancelli della Pinetina. E’ stata combinata l’esperienza di grandi giocatori internazionali come Miranda e Felipe Melo, con la qualità di Jovetic, Ljajic e Perisic, nell’attesa che il talento di Murillo e Kondogbia esplodesse creando un mix perfetto. Proprio sul francese l’Inter puntava molto, dato che il Kondo fu inserito nella miglior formazione della Champions League, diventando uno dei migliori talenti della sua generazione, cosa che ha fatto alzare il prezzo del suo cartellino. Inoltre il bilancio del calciomercato è stato chiuso con un attivo di circa 3 milioni di euro sopratutto grazie alle modalità di acquisto dei giocatori che ha consentito all’Inter di alleggerire le spese dell’anno corrente; dal punto di vista tecnico-contabile è stato effettuato un lavoro egregio, nonostante il fair play finanziario imposto dalla UEFA risulti una vera rogna. Nella sessione estiva è stato effettuato un buonissimo mercato, probabilmente il migliore delle squadre di Serie A. Nella sessione invernale invece, anche se non erano previste operazioni, è stato acquistato l’italo-brasiliano Eder il quale però non è riuscito a mostrare il suo valore segnando così l’unica nota negativa del mercato nerazzurro. Quest’ultimo arrivo è stato molto criticato e ha iniziato a far credere ai tifosi nerazzurri che questa volta l’Inter si fosse orientata male nelle sue scelte. Allo stesso modo, la cessione di Fredy Guarin, che ha permesso l’arrivo dell’italo-brasiliano, non è sembrata l’opzione di sacrificio migliore che si potesse scegliere. A parte tutto, nel complesso è stato fatto un grande lavoro da parte della dirigenza dell’Inter che ha passato l’esame a pieni voti.
I GIOCATORI – Dopo un complesso calciomercato, ad Appiano Gentile tutti sapevano che i nuovi arrivati avrebbero impiegato del tempo per ambientarsi e di conseguenza la squadra avrebbe dovuto pian piano comporsi restituendo, a lungo andare, una formazione titolare con una precisa identità. In fondo l‘Inter non poteva contare su di un gruppo solido e ben attrezzato come quello formato dalla Juventus, Roma e Napoli. Nella prima parte della stagione, i ragazzi di Mancini hanno stupito piazzandosi in testa alla classifica della Serie A. La squadra, anche se non bella da vedere e con qualche lacuna, risultava cinica e funzionale sopratutto grazie allo status psicologico e fisico dei giocatori. Fin quando la difesa non ha sbagliato nulla e tutto andava per il verso giusto, l’ambizione e le aspettative dell’Inter sono nettamente salite ma appena i nerazzurri hanno iniziato a perdere l’equilibrio, non sono riusciti a rimanere in piedi. A metà campionato le lacune hanno iniziato ad avere un loro peso e da quel momento in poi è stato perso il controllo che ha mostrato tutte le incertezze dei nerazzurri: Miranda e Murillo non sono stati più così perfetti, Alex Telles non ha più sorpreso mentre il dimenticato Montoya è stato rispedito al mittente già a gennaio. Felipe Melo ha mostrato i suoi limiti insieme al suo lato peggiore, Kondogbia non ha mostrato il suo talento e non è cresciuto dal punto di vista tecnico. Il neo arrivato Eder ha deluso risultando un giocatore in esubero nel reparto offensivo. Il gruppo slavo dei nerazzurri ha avuto alti e bassi: Ljajic molto incostante, proprio come Jovetic da cui ci si aspettava molto di più viste le sue qualità tecniche. Alla fine qualche nota positiva è stata segnata sopratutto da Handanovic che ha sempre fatto il suo mestiere, da Miranda che rimane una certezza, da Perisic mostratosi un gran giocatore e dal capitano Mauro Icardi rapace d’area di rigore con 16 goal in 33 partite. Ovviamente ci si aspettava di più da tutti, vecchi e nuovi arrivati ma evidentemente serviva altro tempo, magari con qualche ritocco in modo tale da unire tutti i pezzi e creare un puzzle di giocatori vincente.
MANCINI – Il tecnico jesino prese in mano la squadra prima della metà del campionato, dopo l’esonero di Walter Mazzarri, promettendo l’accesso in Europa al primo colpo senza poi riuscirci. Nell’attuale stagione appena giunta al termine, il Mancio ha potuto metter mano alla squadra fin da subito con la preparazione estiva mentre la dirigenza cercava di ascoltare le sue esigenze e le sue richieste di mercato. Così accontentato, dopo un repentino inserimento di nuovi giocatori, Mancini ha abbozzato una formazione ideale con il quale iniziare la stagione. Inaspettatamente, come già detto prima, la squadra risultava funzionale anche se le vittorie fossero di misura. Tutto filava liscio anche se la paura di un preannunciato fallimento era sempre più ricorrente a causa delle inesattezze dei nerazzurri. In fin dei conti Mancini non aveva regalato una chiara formula di gioco bensì una minima organizzazione che ha permesso alla squadra, fin quando è stato possibile, di reggere il confronto con quasi tutte le squadre affrontate. Tra l’altro in difesa non esisteva il minimo margine d’errore, il che ha reso i giocatori più sicuri su ogni campo aspettando che qualcuno buttasse la palla in rete risolvendo così la partita. A metà stagione, nel momento in cui si sono rotti gli equilibri, tutte le lacune dei nerazzurri hanno preso il sopravvento mostrando una squadra impaurita e priva di una sana identità. Mancini non ha gestito bene il problema, né sul mercato quando a gennaio pretese l’arrivo di un attaccante al posto di un centrocampista di qualità, né in campo quando non è riuscito a identificare i giusti ruoli dei giocatori a disposizione. Da questo momento in poi è iniziata una periodica rotazione dei giocatori titolari con dei consecutivi cambi di modulo che ha soltanto creato una grande confusione nello spogliatoio. L’indecisione di Mancini ha peggiorato la situazione innescando incertezze e paura nelle teste dei giocatori che di conseguenza hanno restituito delle performance incostanti e insufficienti. La definizione dell’Inter ad intermittenza che accenna sprazzi di gioco da grande club a prestazioni indecorose da squadra di metà classifica, è il modo migliore per poter spiegare la stagione percorsa dai nerazzurri. In questo pasticcio Mancini ne risulta il capro espiatorio in quanto è l’unico vero responsabile delle sorti di questo club. Ad oggi risulta avere ancora un anno di contratto e dato che non sono previsti prolungamenti, il Mancio ha a disposizione la prossima stagione per rimediare agli errori commessi.
Il grande inizio di stagione ha illuso po’ tutti creando delle aspettative troppo alte rispetto a quelle prefissate all’inizio del campionato, il che ha pesato molto nel momento in cui la squadra ha dato i primi segnali di cedimento per poi perdere definitivamente posizioni in classifica. Terminare la stagione con una quarta posizione in Serie A, valida per la qualificazione diretta in UEFA Europa League e accontentarsi di aver raggiunto la semifinale di Coppa Italia, non segnano, almeno sulla carta, il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Tralasciando le mete più evidenti che avremmo dovuto raggiungere, dobbiamo ricordarci quell’obiettivo più astratto che prevedeva l’iniziale composizione di un’ossatura di giocatori per il futuro. Da questo punto di vista, dobbiamo considerare che un miglioramento c’è stato e che serve tempo per poter perfezionare il progetto. Adesso è necessario proseguire questo percorso senza commettere errori in modo da tornare al posto che si spetta, quindi cari interisti, resistente ancora un po’ e abbiate fiducia.