Spalletti ai saluti: i tre grandi errori commessi durante questa lunga stagione

Sembrava che non finisse mai. Sembrava di rivivere gli stessi momenti della scorsa stagione nella quale tutto si è giocato all’ultima gara. L’Inter sul filo del rasoio. Così com’è accaduto esattamente un anno fa a Roma nel match Lazio – Inter, è successo di nuovo a San Siro nel match Inter – Empoli. Di nuovo vittoria. L’abbiamo spuntata un’altra volta ottenendo il quarto posto e la seconda qualificazione consecutiva in UEFA Champions League.

Alla regia di queste due lunghissime stagioni: Luciano Spalletti.

Se volessimo tracciare una riga e fare un bilancio delle ultime due stagioni dell’allenatore di Certaldo, tutto sommato non è andata così male. Dal 2012 mancavano le intense ed emozionanti notti europee sullo sfondo di San Siro… e chi doveva riportarci tra le stelle? mister Spalletti.

In un momento così delicato, avrei preferito restare in silenzio ma dato il rapido susseguirsi degli eventi sulla panchina nerazzurra, devo spendere qualche parola a riguardo. Sento di dover ringraziare Spalletti per essere stato, non solo l’allenatore di questa squadra, ma soprattutto un vero interista. Nel corso degli ultimi anni è stato uno dei pochi che ha avuto il coraggio di difendere i tifosi, la società e più in generale l’Inter. Al di là dei risultati ottenuti e di quello che avrebbe dovuto o non dovuto fare, abbiamo scoperto un vero professionista ed una bravissima persona.

Luciano Spalletti nel giorno della sua presentazione al Centro Sportivo Suning, in memoria di Angelo Moratti.

In questa stagione si doveva fare molto di più, gli errori:

Nel calcio però i risultati non sono tutto, o meglio, non sempre rappresentano quella che è la realtà oggettiva dei fatti. In campionato è stato raggiunto il quarto posto e la qualificazione diretta in Champions, ma come? all’ultima giornata, rischiando tutto. Nella prima stagione di Spalletti c’era molta apprensione e un risultato strappato all’ultima giornata potevamo accettarlo senza alcun rimorso. In fin dei conti doveva essere l’anno di rodaggio, o se preferite, l’anno di costruzione della sua nuova Inter.

E’ stato fatto un mercato ragionato sulla base di un progetto tecnico pluriennale dettato anche dall’allenatore nel quale sono arrivati giocatori importanti come De Vrij, Keita Baldé e soprattutto Radja Nainggolan, il suo pupillo. Inoltre ci si aspettava un’Inter diversa sul piano di gioco e con un carattere da grande squadra. In certe serate lo è stata davvero: come dimenticare quella rimonta pazzesca a San Siro nel match di Champions Inter – Tottenham. L’ha ripresa Vecino, ancora una volta. Adani nella telecronaca su Sky Sport. La “garra charrúa” e l’artiglio dell’uruguagio. Notti folli da pazza Inter, proprio come un tempo.

Ma anche in queste cose serve costanza e molta coerenza perché, allo stesso modo, non dimentico il pareggio contro il PSV che ci è costato il passaggio del girone in Champions e non dimenticherò nemmeno le legnate rimediate contro l’Atalanta in campionato; non scriverò il risultato di quel match perché è vergognoso quindi, se volete, andate a cercarlo su Google.

Per logica di crescita, nella speranza di migliorare i nostri obiettivi e di accrescere il prestigio del club, in questa stagione avremmo dovuto chiudere il capitolo qualificazione molto tempo prima senza farci recuperare nelle ultime dieci partite della stagione. Sul piano di gioco invece non c’è molto da dire, è la stessa Inter della scorsa stagione.

1 – Mercato non idoneo al progetto tecnico

Gli acquisti non sembrano abbiano avuto un senso, o almeno non tutti. A parte Stefan De Vrij che, insieme a Skriniar, ha formato una coppia di centrali di tutto rispetto, ci sono diversi dubbi.

Il primo su tutti è Nainggolan, scambiato con Zaniolo più un bel gruzzoletto. Dal belga ci si aspettava molto invece è stato assente per quasi tutta la stagione per problemi fisici ed extra calcistici, di questi ne contiamo fortunatamente solo un episodio. Eravamo convinti che fosse finalmente arrivato a centrocampo il top player in grado di risolvere da solo le partite. Magari lo è davvero ma in questa stagione non l’ha dimostrato. Keita Baldè non riesco proprio a capirlo o più semplicemente direi che non riesco a inserirlo in questa Inter. Da essere un talento strappato al Monaco per essere valorizzato in un grande club, più che altro è sembrato un ripiego che si è trovato a Milano per caso. Tralasciando l’importantissimo gol nell’ultima partita Inter – Empoli, il senegalese ha collezionato un quasi sufficiente numero di presenze senza mai partire titolare. Per il capitolo terzini c’è poco da dire: Vrsaljko che doveva rappresentare il cambiamento sulla fascia destra si è rotto nel giro di poche settimane. Al suo posto il malcapitato Cédric Soares che non ha avuto modo di mettersi in luce perché D’Ambrosio ha probabilmente disputato la sua miglior stagione con la maglia nerazzurra.

Promossi Asamoah e Politano, il primo per aver regalato più tranquillità sulla fascia sinistra mentre il secondo per aver risvegliato una fascia che sembrava morta. Invece per Lautaro Martinez ci riserviamo il beneficio del dubbio perché il ragazzo, pur essendo un talento grezzo, deve dimostrare molto e siamo sicuri che avrà modo di farlo nelle prossime stagioni.

Anche se non sono stati acquistati durante l’estate 2018, è doveroso valutare il rendimento di altri giocatori perché in qualche modo sono stati confermati da Spalletti e la dirigenza tecnica. Non farò il misterioso, sto parlando di Candreva, Gagliardini e Dalbert; mi chiedo ogni giorno se sono giocatori da Inter.

2 – Il caso Icardi gestito con poca chiarezza

Non voglio riaprire la polemica perché durante gli ultimi mesi ne abbiamo sentite abbastanza.

Non è possibile giudicare negativamente Icardi sul piano tecnico perché ha dimostrato di essere una punta formidabile, sicuramente tra le migliori del mondo. Invece è il caso di considerare il comportamento che ha avuto durante questa stagione insieme al suo agente nonché moglie. Dal momento in cui la società ha deciso di toglierli la fascia – aggiungerei giustamente – non ha accettato le convocazioni del suo allenatore fingendo un infortunio non confermato dallo staff medico del club, di conseguenza ha ovviamente perso condizione e, al momento del suo rientro, ha quasi sempre giocato male. Così facendo non ha aiutato la squadra con i suoi gol e, oltre a farci rischiare di perdere la Champions, si è svalutato. Essendo sotto contratto con l’Inter, rappresenta un patrimonio e noi quest’anno abbiamo perso davvero tanto sotto diversi aspetti.

In questa storia bisogna distinguere il fine e le intenzioni della società.

Se fin dall’inizio era stato deciso di vendere Icardi al termine della stagione, probabilmente avrebbero potuto evitare tutto questo. Nonostante abbiamo conquistato la qualificazione in Champions anche senza i suoi gol, non è stato possibile evitare il processo di svalutazione economica che il cartellino dell’argentino ha subito dopo tutto questo trambusto. L’anno scorso avremmo potuto venderlo a non meno di 100 milioni di euro, ad oggi invece dobbiamo accontentarci di 50 o 60 milioni di euro, non di più. Forse sarebbe bastato un semplice richiamo al giocatore per poi venderlo sottobanco nei mesi che precedono il mercato.

Al contrario, se l’unica intenzione nella società era solo quella di punire il giocatore, mi auguro che abbiano valutato tutte le conseguenze fin dal primo giorno. La punizione è stata soprattutto morale, probabilmente la migliore tra le punizioni che la società avesse potuto scegliere. Il problema è che in un’ottica di business così importante anche negare un pezzo di stoffa con su scritto “Capitano” può farti perdere milioni e risultati.

3 – Improvvise e continue fughe di notizie

Non è una novità in casa Inter quando si parla di notizie. Nel senso che non c’è mai una novità che non ti aspetti. Qui si sa sempre tutto prima, nel bene o nel male. Da anni sono convinto che all’interno del club qualcuno ami parlare con il mondo esterno senza tener conto delle ripercussioni. Dai rumour di mercato quasi sempre annunciati con largo anticipo, alle soffiate sul caso Icardi, sul mal di pancia di Perisic e sulle ragazzate di Nainggolan.

Se si parla troppo è facile trovare qualsiasi appiglio per attaccare il club e se un giocatore, la squadra o il suo allenatore vengono attaccati, è davvero facile che l’ambiente possa destabilizzarsi. Le conseguenze non sono mai positive e nel corso degli anni l’Inter ne ha pagato caro il prezzo.

Perché tutto questo masochismo?